domenica 31 dicembre 2006

Regalo di fine anno dell'Eta: bomba sul processo di pace

L’Eta torna agli attentati con una bomba al parcheggio del terminal 4 dell’aeroporto di Barajas a Madrid.

È il primo attentato da nove mesi e sancisce la rottura del cessate il fuoco permanente dichiarato dall’Eta il 22 marzo scorso. L’ordigno era di grande potenza e ha distrutto tre dei quattro piani del parcheggio.

Ben tre telefonate avevano avvertito dell’esplosione, luogo, ora e targa e tipo della vettura bomba, il che aveva permesso ai servizi di sicurezza di far scattare le contromisure, malgrado le quali 19 persone sono state ferite lievemente, in maggioranza agenti di polizia, e due, di nazionalità ecuadoriana, risultano disperse. La stampa cita fonti investigative secondo le quali il telefonista era molto nervoso e si era dimenticato di dire la targa dell’auto e di rivendicare l’attentato a nome dell’Eta, motivo delle ripetute telefonate.

Questo è il regalo di fine anno dell'Eta agli spagnoli, che negli utlimi sondaggi avevano espresso le loro preoccupazioni sulla sorte del processo di pace riportando il terrorismo in testa alle principali preoccupazioni per il Paese.

Il presidente del governo, José Luis Rodríguez Zapatero, ha interrotto ogni contatto e negoziato con l’Eta, dichiarando l’attentato incompatibile col dialogo e giudicandolo «il passo più sbagliato e inutile che abbiano fatto i terroristi».
Il segretario del Pp Mariano Rajoy ha invitato il governo a cessare ogni tentativo di accordo con l’Eta, mentre il portavoce della disciolta Batasuna, Arnaldo Otegi ha dichiarato che «il processo di soluzione del conflitto non è rotto».

L’attentato ha colto di sorpresa governo e forze politiche.
L’Eta ha sfidato Zapatero ma non si capisce quale senso politico abbia quest’attentato, che rischia di seppellire per sempre il tentativo di arrivare a una soluzione negoziata. Soprattutto se i due dispersi dovessero ritrovarsi senza vita.

Per la prima volta l’Eta interrompe una tregua senza dichiararlo prima con un comunicato.
Inusuale, poi, è la dinamica di reperimento del furgone nel quale è stato posto l’ordigno. Il proprietario, uno spagnolo, era stato sequestrato in Francia assieme al veicolo il 27 e rilasciato il 30. Finora operazioni simili erano state compiute sempre poche ore prima degli attentati.
L’attentato arriva poi a 15 giorni dal primo incontro informale tra rappresentanti del governo e dell’Eta che, pur senza significativi passi avanti, confermava l’intenzione di proseguire il tentativo di dialogo.

Il ministro dell’Interno, Alfredo Pérez Rubalcaba, il primo a intervenire, ha detto che «non aveva nessun indizio dell’attentato», riconoscendo come un errore l’idea che l’azione dell’Eta risponda a criteri razionali.

I nemici del processo di pace gongolano mentre il Paese assiste deluso a quella che può rappresentare la distruzione della speranza che si fosse finalmente sul cammino giusto per chiudere col terrorismo.

Una galleria fotografica dell'attentato (da El País) la trovate qui

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