sabato 24 marzo 2007

No vas a tener una casa en la puta vida!

Continua questo strano movimento che fa sentadas (sit-in), manifestazioni, proteste.
Che pone problemi e proposte ai candidati alle prossime elezioni locali. A quelli di sinistra, soprattutto. Ai quali, se sono al governo, chiedono perché non affrontano il tema, se sono all'opposizione, chiedono programmi precisi per risolverlo.


L'ultima mobilitazione nazionale, ne parlammo, era stata convocata prima di natale con lo slogan che intitola questo post: a ricordare, tra regali e buoni sentimenti, che la vita è una merda, anche.

Oggi nuovi appuntamenti. Un successo: 50 mila manifestanti a Madrid (secondo gli organizzatori, aspettiamo i dati del manifestometro), altre migliaia nelle 56 città che hanno risposto all'appello. Tra le quali Barcelona, Zaragoza, Sevilla, Jerez, Santander, Murcia, Cáceres, Salamanca, A Coruña, Vigo, Oviedo, Gijón, Huesca, Mallorca, Tenerife, Badajoz o Cáceres.

Gli slogan di Madrid (dalla cronaca di Abc): «Espe, espe, especulación» (con riferimento a Esperanza Aguirre, presidente popolare dell'Autonomia) o «Qué pasa, qué pasa, ¡que no tenemos casa!».
E striscioni e tazebao con scritto: «Seguimos en la puta calle por una vivienda» (Di nuova sulla fottuta strada per una casa»), «Vender estos pisos, a estos precios, pues va a ser que no» («Vendere queste case, a questi prezzi, magari no») o «Se alquila tu vida» («Affittasi la tua vita»).

Per gli organizzatori (un cartello di associazioni riunite nell'Assemblea contro la precarietà e per una casa diglitosa) l'obiettivo era quello di organizzare «manifestazioni di massa simultanee che superassero la capacità di sopportazione e di manipolazione dei politici». Ai quali va il messaggio che «In tempi pre-elettorali, di promesse, di bugie», quelli che «non hanno fatto niente» tenteranno di convincere i cittadini che «da adesso sì che il problema della casa si prende sul serio, sì che agiranno e sì che difenderanno quei diritti che il mercato gli ha fatto dimenticare».

Già mercoledì scorso membri dell'Assemblea hanno dormito per strada a Madrid, tra la Gran Vía e Plaza de Callao, per ribadire che «mentre le amministrazioni pubbliche e i partiti politici continuano a sprofondare nelle loro crispaciones private» i giovani continuano «a stare per strada e quel che è peggio, senza proposte solide per affrontare il problema della casa».


Per sapere di più sul movimento, una delle associazioni principali è la Plataforma por una vivienda digna.

[vignette del geniale Forges (El País)]

Scoppia la guerra tra il Pp e Prisa

Nessun rappresentante del Pp parteciperà a nessun titolo a trasmissioni televisive, radiofoniche o rilascerà dichiarazioni a giornalisti del Gruppo Prisa, le prenotazioni di spazi pubblicitari sui media del gruppo sono state tutte annullate.

Il Pp risponde così alle dichiarazioni ostili del dominus del gruppo, Jesús de Polanco.

Doveva capitare, prima o poi, che tra il Pp e la stampa scoppiasse la guerra.
La crispación, l'innalzamento continuo del livello di polemica e scontro politico, portata avanti dal Pp e da alcuni media spagnoli, è da tempo nel mirino di parte della stampa.

Anche testate non certo vicine al governo, come il conservatore-monarchico Abc, e numerosi commentatori politici di diverse tendenze, avevano espresso la loro contrarietà all'utilizzo di ogni tema, anche di estremamente delicati, come le stragi di Madrid del 2004 e la politica sul terrorismo, come strumenti dello scontro politico e per delegittimare il governo.

Com'era normale la battaglia si è accesa col Gruppo Prisa, che rappresenta la Spagna democratica che, dopo la transizione, ha fatto il suo ingresso in Europa.

È bastato che Jesús de Polanco, dominus del gruppo (una potenza editoriale del quale fa parte, tra l'altro, il quotidiano più venduto, El País, e la radio più ascoltata, Cadena Ser), durante un intervento alla Giunta generale degli azionisti, rispondendo alla domanda di un azionista, facesse esplicite critiche alla crispación, perché il Pp decidesse di dichiarare la guerra.

De Polanco ha detto che il gruppo cerca di essere neutrale ma che è difficile condividere l'azione politica di alcuni partiti, che si costruisce un clima guerracivilista, che si fanno manifestazioni che esaltano i simboli franchisti.

E ancora che «Il gruppo Prisa vorrebbe collaborare perché in Spagna ci fosse un partito di destra moderno, laico, con la voglia di conservare quello che c'è da conservare e trasformare quello che c'è da trasformare, lo appoggeremmo. È quello che ci manca. Già abbiamo un partito di sinistra assolutamente democratico, che funziona. Avrà avuto successi ed errori. Ma non abbiamo dall'altra parte un partito di destra del quale si possa dire: le alternanzne al potere non hanno altre conseguenze che il cambiamento del gruppo dirigente. Non con quello che sembra stiano preparando: che se questi signori recuperano il potere lo faranno con una voglia di vendetta che a me, personalmente, dà molta paura».

Certo, ci è andato giù duro, ma non ha detto nulla che non sia condiviso da molti, in Spagna, anche se non possiedono il più grande gruppo editoriale del Paese. Altri passaggi li trovate qui.

La furia del Pp ha suscitato le prime dure critiche, Anche Reporteros sin fronteras, la sezione spagnola di Rsf, ha emesso un comunicato che condanna il «ricatto» del Pp. Mentre la Giunta direttiva dell'Associazione della Stampa di Madrid (Apm) ha chiesto ai partiti «Che in nessun caso limitino l'accesso dei giornalisti all'informazione».

[foto: Il presidente del Grupo PRISA, Jesús de Polanco, durante la Junta General de Accionistas. (c) Uly Martín/El País]

lunedì 12 marzo 2007

Le vite di Agustí Centelles, fotografo

Vale solo questa di foto per dire di Agustí Centelles, che nel 1936, poco prima o poco dopo dell’inizio della rivolta militare, sorprendeva nei giochi dei bambini tutta la tragedia della guerra.

Non sparando con fucili giocattolo, non lanciando bombe d'acqua, non gridando alla carica! Solo la follia in cui sprofonda la Spagna, perfettamente espressa da un atto assolutamnete antieroico (ancora una fucilazione nell’arte spagnola).

Centelles ha fotografato la sua Barcellona, e le persone, le spiagge e le colonie, le manifestazioni operaie, il fronte e le battaglie. E i risultati di quell’innovazione nella tecnica di guerra che è il bombardamento a tappeto delle città, sperimentato per le prime volte sulle città spagnole da tedeschi e italiani (che tanto successo ha avuto dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri).
Case, scuole, piazze, spazi urbani che, lontani dalle linee, erano fin allora luoghi ragionevolmente sicuri, divennero tombe.

Dopo la vittoria dei militari fugge in Francia, dove viene internato nei campi della vergogna che accoglievano i repubblicani sconfitti, poi in Messico. Riuscedo lasciare in salvo, nascosto con astuzia, il suo archivio che i franchisti volevano distruggere, vivendo da esule fino al ritorno, vivo ancora il dittatore, nella sua Barcellona.

E ricominciando a lavorare, nella pubblicità, con campagne anche molto «pop», come quella dei Chupa Chups, il lecca lecca spagnolo che ha conquistato il mondo, da poco in mani italiane (qui una in stile reportage, ma c'è un bouquet di lecca lecca meraviglioso e coloratissimo).

La mostra è:
Centelles. Les vides d'un fotògraf, 1909-1985.
(Centelles. Le vite di un fotografo)
Fino al 19 marzo, 3,5 euri. Palau de la Virreina, La Rambla, 99.

[foto: Niños jugando a la guerra (1936), © Agustí Centelles, VEGAP, Valencia 2004, presa da Centro Virtual Cervantestes; Chupa Chups, 1976 presa dalla www.bcn.es]

venerdì 9 marzo 2007

Hammershøi e Dreyer a Barcelona

I due artisti danesi Hammershøi e Dreyer sono oggetto di una comparazione tesa a dimostrare lo stretto rapporto tra il lavoro pittorico del primo e la fotografia cinematografica del secondo, riunendo per la prima volta le loro produzione in un accostamento ragionato.

Vilhelm Hammershøi (Copenaghen, 1864–1916) e Carl Theodor Dreyer (Copenaghen, 1889–1968) rappresentano bene la Danimarca a cavallo tra i due secoli nella pittura e nel cinema.

Una mostra molto interessante della quale va segnalato il bellissimo allestimento curato da RCR Aranda Pigem Vilalta Arquitectes, con la collaborazione di Ventura-Llimona Taller d'arquitectura.

Un allestimento che diventa significato, accetta il modello luministico delle opere, estendendolo all'ambiente espositivo nel quale si trova l'osservatore, che condivide così tono luministico e direzione della luce dello spazio dell'opera.

Molto discusso dalla critica spagnola, che non ha apprezzato molto, vale la pena invece di vedere la mostra anche solo per quello.
Un assaggio in quest'immagine di Valentina Capitani


Quest'altra (stessa autrice) invece viene dalla mostra Tath's not enterteinement!, della quale abbiamo già parlato, che è ancora aperta.