

1. Il software libero
Dopo il progetto di legge sulla memoria storica, le decisioni sull’insegnamento della religione nelle scuole e l’accordo sul finanziamento della chiesa (delle quali ci occupiamo prossimamente) il governo Zapatero apre un’altra frattura con il suo elettorato di sinistra, in particolare quello più giovane. Motivo del contendere è la proposta non di legge sul software libero presentata dal Psoe e approvata il 12/12 dal Congresso, praticamente all’unanimità.
La proposta parte con le migliori intenzioni: la necessità di stabilire politiche che favoriscano in Spagna lo sviluppo del Software libero e del codice aperto per quelle necessità alle quali attualmente risponde solo il software proprietario.
Già quest'ultima è un'affermazione decisamente poco fondata, ma è il risultato complessivo che, secondo i critici, va in direzione opposta.

Un confronto tra i due testi, effettivamente disarmante, è reperibile in un post di Ignacio Escolar pubblicato sul blog dei blogger de El País.

Psoe e Parlamento vengono accusati di non aver guardato all’esperienza della Extremadura, prima Autonomia spagnola, peraltro a guida socialista, ad abbracciare il software libero col progetto Linex.
Inoltre, un anno fa giunse in Parlamento una iniziativa a favore del software libero presentata da Izquierda Unida e da alcuni partiti nazionalisti che venne bocciata dal Psoe perché affermava un principio di esclusività, vietando l’uso di SW proprietario nella pubblica amministrazione.

Sostituire l’obbligo con misure concrete per il suo sviluppo sarebbe stato sufficiente, secondo i critici; come pure accoglierne il principio che il SW creato per le PP.AA. e pagato con denaro pubblico debba essere rilasciato con licenza che ne consenta il pubblico dominio.
Ciò non è avvenuto, con grande sollievo dei padroni del SW.
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