domenica 31 dicembre 2006

Regalo di fine anno dell'Eta: bomba sul processo di pace

L’Eta torna agli attentati con una bomba al parcheggio del terminal 4 dell’aeroporto di Barajas a Madrid.

È il primo attentato da nove mesi e sancisce la rottura del cessate il fuoco permanente dichiarato dall’Eta il 22 marzo scorso. L’ordigno era di grande potenza e ha distrutto tre dei quattro piani del parcheggio.

Ben tre telefonate avevano avvertito dell’esplosione, luogo, ora e targa e tipo della vettura bomba, il che aveva permesso ai servizi di sicurezza di far scattare le contromisure, malgrado le quali 19 persone sono state ferite lievemente, in maggioranza agenti di polizia, e due, di nazionalità ecuadoriana, risultano disperse. La stampa cita fonti investigative secondo le quali il telefonista era molto nervoso e si era dimenticato di dire la targa dell’auto e di rivendicare l’attentato a nome dell’Eta, motivo delle ripetute telefonate.

Questo è il regalo di fine anno dell'Eta agli spagnoli, che negli utlimi sondaggi avevano espresso le loro preoccupazioni sulla sorte del processo di pace riportando il terrorismo in testa alle principali preoccupazioni per il Paese.

Il presidente del governo, José Luis Rodríguez Zapatero, ha interrotto ogni contatto e negoziato con l’Eta, dichiarando l’attentato incompatibile col dialogo e giudicandolo «il passo più sbagliato e inutile che abbiano fatto i terroristi».
Il segretario del Pp Mariano Rajoy ha invitato il governo a cessare ogni tentativo di accordo con l’Eta, mentre il portavoce della disciolta Batasuna, Arnaldo Otegi ha dichiarato che «il processo di soluzione del conflitto non è rotto».

L’attentato ha colto di sorpresa governo e forze politiche.
L’Eta ha sfidato Zapatero ma non si capisce quale senso politico abbia quest’attentato, che rischia di seppellire per sempre il tentativo di arrivare a una soluzione negoziata. Soprattutto se i due dispersi dovessero ritrovarsi senza vita.

Per la prima volta l’Eta interrompe una tregua senza dichiararlo prima con un comunicato.
Inusuale, poi, è la dinamica di reperimento del furgone nel quale è stato posto l’ordigno. Il proprietario, uno spagnolo, era stato sequestrato in Francia assieme al veicolo il 27 e rilasciato il 30. Finora operazioni simili erano state compiute sempre poche ore prima degli attentati.
L’attentato arriva poi a 15 giorni dal primo incontro informale tra rappresentanti del governo e dell’Eta che, pur senza significativi passi avanti, confermava l’intenzione di proseguire il tentativo di dialogo.

Il ministro dell’Interno, Alfredo Pérez Rubalcaba, il primo a intervenire, ha detto che «non aveva nessun indizio dell’attentato», riconoscendo come un errore l’idea che l’azione dell’Eta risponda a criteri razionali.

I nemici del processo di pace gongolano mentre il Paese assiste deluso a quella che può rappresentare la distruzione della speranza che si fosse finalmente sul cammino giusto per chiudere col terrorismo.

Una galleria fotografica dell'attentato (da El País) la trovate qui

giovedì 28 dicembre 2006

«Santità, possiamo pregare in moschea?»

I musulmani spagnoli chiedono che la moschea di Córdoba divenga luogo di culto ecumenico.

La Giunta Islamica ha chiesto a Papa Benedetto XVI di consentire ai musulmani di pregare nella moschea di Córdoba. L’edificio, dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, è un tempio cattolico dal XIII secolo, quando i cristiani conquistarono la città. A partire dal XVI secolo dentro la moschea venne iniziata la costruzione della cattedrale.

L’istituzione ecclesiastica responsabile del luogo di culto è il Cabildo che al suo interno permette solo le visite turistiche e il culto cattolico.
Il vescovado di Córdoba oggi ha rigettato la richiesta con un comunicato del vescovo Juan José Asenjo, nel quale si afferma che la conversione della cattedrale in un tempio ecumenico «non contribuirebbe alla convivenza pacifica dei differenti credi».
Secondo la Diocesi il dialogo interreligioso va favorito partendo «dalle identità nette di ogni confessione religiosa. [...] Non aiuterebbe questo dialogo l'uso condiviso di templi e luoghi di culto che genererebbe solamente confusione nei fedeli favorendo l'indifferentismo religioso».

Asenjo chiarisce poi che «quest'uso condiviso potrebbe aver senso in un aeroporto o in una città olimpica, posto che non si tratta propriamente di templi ma di luoghi di preghiera. Ma non è il caso di una cattedrale dove, come in tutte le cattedrali, c'è il Signore nel santissimo sacramento dell'eucarestia», il che rende «impercorribile celebrare le orazioni di altra tradizione religiosa nel suo recinto».

Già nello scorso febbraio il presidente della Giunta, Manuel Escudero, chiese con una lettera a José Luis Rodríguez Zapatero che la moschea divenisse un tempio ecumenico nel quale «cristiani, musulmani e credenti di altre religioni» potessero «pregare insieme lo stesso dio e stringere i legami spirituali e affettivi». Ma la podestà in questo senso appartiene alla Chiesa spagnola.

Il 13 dicembre il presidente della Conferenza episcopale spagnola (Cee), Ricardo Blázquez, ha aperto alla possibilità di un uso ecumenico del tempio. «Se dei musulmani entrano e vogliono pregare nel mihrab non ci sarà nessun problema», aveva detto.
Prontamente smentito dalla stessa Cee che il giorno dopo ha spiegato che Blázquez «non ha raccomandato né raccomanda» che musulmani «preghino in nessun modo» nella cattedrale di Córdoba. Aggiungendo che Blázquez «era cosciente che l’unica autorità in materia» è il vescovo di Córdoba «in comunione con la Santa Sede».

Non è la prima volta che la Cee contraddice o spiega il senso delle parole del suo presidente. Manuel Escudero deve aver pensato che, se in Spagna sono tanto confusi, forse è meglio rivolgersi direttamente a Roma.

[fonti: El País, webislam]

mercoledì 27 dicembre 2006

That's not entertainment!

Il Centre de Cultura Contemporània di Barcellona presenta: THAT'S NOT ENTERTAINMENT! El cine responde al cine.


Un cinema oltre la narrazione, con le sue pratiche e esperienze, che cerca astrazione, appropriazione, provocazione e la messa in questione di se stesso.
Cinema come arte, alieno all’industria dell’intrattenimento, mezzo di espressione di idee che nella sua produzione e nei contenuti mostra il potenziale artistico e di riflessione e il valore documentale del media cinematografico.

La mostra presenta autori e movimenti chiave del cinema sperimentale e indipendente. Non una storia alternativa al cinema di consumo ma il tentativo di una definizione del cinema a partire da pratiche che contravvengono alle regole abituali, un cinema contiguo alla pittura, alla musica o al saggio.

Cinema ripreso o senza macchina da presa (dipinto direttamente sulla pellicola), frammentario o monumentale, sperimentale o autoriale, cinema-parola, cinema-immagine, cinema-luce, cinema-suono.

Nei sette ambiti nei quali si sviluppa la mostra, diversi i nomi e le opere.
Peter Kubelka, Gustav Deutsch (con Film Ist, opera monumentale proiettata su otto schermi le cui immagini documentano la reinvenzione dell’immaginario operata dal cinema), Stan Brakhage, José Antonio Sistiaga, Jean-Luc Godard, Mathias Müller, Jean Genet, Agger, Georges Franju, Kurt Kren, Andy Warhol, Joseph Cornell, Martin Arnold, Chantal Akerman, Frank y Caroline Mouris, Stan Brakhage.

Non bastasse, c’è El Archivo Xcèntric. Con l’occasione viene celebrato il quinto anniversario della programmazione stabile di cinema e video del Cccb, Xcèntric, il cui obiettivo è diffondere quelle produzioni audiovisive che vengono, per diversi motivi, escluse dai circuiti commerciali. Cineasti sperimentali e d’avanguardia, documentaristi e, in generale, autori dotati di un proprio linguaggio.

Dopo la fine della mostra Archivo Xcèntric resterà disponibile per la visione nelle istallazioni del Cccb su richiesta.
Xcèntric organizza anche tre notti di proiezioni (13/1, 17/2, 17/3) e tre Jornadas Experimenta. Miradas contemporáneas al cine experimental (19, 20 e 21 febbraio).
Prezzi bassi (max 4,5 euri per biglietto, utilizzabile due volte), programma qui, dal 22 dicembre al 18 marzo.

[Immagini. Striscia: The Big Swallow, 1901, James A. Williamsom; Film Ist 1-12, 2002, Gustav Deutsch; Guy Debord; La Societé du spectacle, 1973, Guy Debord; Un chant d'amour, 1950, Jean Genet; Stan Brakhage. Foto: 1) Relativ Romantisch, Klaus vom Bruch, 1983-84, 22', vídeo; 2, 4) Ere erera baleibu izik subua aruaren..., 1968-70, José Antonio Sistiaga; 3) Un chant d'amour, 1950, Jean Genet; 5) Phoenix Tapes, Matthias Müller i Christoph Girardet, 1999, 45', vídeo; 6) The Action, David Matarasso, 2006, 10', 16mm; 7) Arnulf Rainer, 1958-60, Peter Kubelka]

martedì 26 dicembre 2006

¿Que pasa, que pasa? ¡Que no tenemos casa!


Diverse migliaia di giovani hanno manifestato in una ventina di città spagnole per rivendicare il diritto alla casa e chiedere misure di contrasto della speculazione.
Cortei e sit in, convocati da diversi collettivi (per esempio questo) e organizzati attraverso la rete (come qui) e le catene di sms, si sono tenuti a Madrid (dove vi sono state cariche di polizia), Barcellona (con oltre settemila persone per la polizia), Valencia, Sevilla, Murcia, Zamora, Alicante, Logroño, Granada, Málaga o Mérida.

Già prima dell’estate si erano tenute diverse manifestazioni sul tema della casa.
Prezzi in costante crescita (con un +7.9% previsto nel 2007 da Caixa Catalunia), boom delle costruzioni, livelli di accesso al credito per l'acquisto fra i più alti d’europa, affitti proibitivi, sono alcuni degli ingredienti che negli ultimi quindici anni hanno convertito la vivienda in un problema per gli spagnoli.


Un resoconto delle principali manifestazioni lo fa il quotidiano catalano la Vanguardia (nella foto efe tratta dalla galleria acclusa, un momento di tensione a Madrid).

mercoledì 20 dicembre 2006

Spifferi, rumori e negoziato

Circolano rumori insistenti da un paio di giorni che Eta e governo abbiano avuto negli ultimissimi giorni una riunione nella quale Eta avrebbe confermato di voler mantenere il cessate il fuoco e di proseguire nel processo per arrivare al negoziato. Oggi li ha raccolti la radio Cadena Ser, per la quale la riunione si sarebbe tenuta giovedì scorso.

L’impressione è che ci sia già un calendario, le notizie vengano filtrate ad arte in preparazione dell’incontro di venerdì tra Zapatero e Rajoy per poi fare un annuncio importante già nel fine settimana o nella prossima.

Alfredo Pérez Rubalcaba, ministro degli interni e negoziatore su mandato di Zapatero, in una conferenza stampa di oggi non ha confermato né smentito la riunione. Il suo messaggio principale era: «Non c’è nulla di rilevante da dire». Ma il messaggio non verbale voleva comunicare serenità e dare l’idea che, dietro le quinte, si lavorasse sodo.

Sempre secondo le rivelazioni della Ser Rubalcaba avrebbe già cominciato il giro per informare i partiti sullo stato delle cose, definendo la riunione come esploratoria, al fine di organizzare il primo incontro ufficiale tra Eta e governo, decidendo interlocutori, data, luogo e ordine del giorno del primo incontro ufficiale che dovrebbe aprire ufficialmente il negoziato.
Difficile dire ancora se il governo intenda veramente accelerare sul contatto diretto con la banda per agevolare anche la sinistra abertzale a fare i passi necessari per tornare nella legalità – e quindi far partire veramente a breve il dialogo ufficiale - o se si tratti di manovre per spingere batasuna a fare i suoi passi.

martedì 19 dicembre 2006

Processo di pace, buone notizie?

Rumori ottimistici, analisi giornalistiche e un incontro Zapatero-Rajoy.

Nell’ultima settimana si sono moltiplicati i rumori circa un possibile e imminente avanzamento nella difficile impostazione di un dialogo diretto tra Eta e governo, dopo alcuni mesi nei quali il processo di pace si trovava in una fase pericolosamente stagnante.

Al prosieguo della violenza urbana nel Paese basco e alle dichiarazioni battagliere di settori dell’Eta e di dirigenti della sinistra abertzale (gli indipendentisti baschi affini a Batasuna, il partito messo fuori legge perché considerato braccio politico dell’Eta), il governo aveva risposto invitando alla calma e confermando la sua speranza di poter arrivare alla fine della violenza. Ma aveva anche confermato la sua decisione di non fare concessioni previe all’avvio della trattativa diretta (come il trasferimento in carceri basche degli etarra reclusi nelle prigioni spagnole) e cominciato a diffondere indiscrezioni di una sua intenzione di congelare tutto se non vi fossero passi avanti concreti.

Le ultime dichiarazioni di Otegi, portavoce di Batasuna, dietro la scorza irriducibile, fanno intravvedere spiragli. Perlomeno ne dà questa lettura il quotidiano basco Gara, voce della sinistra abertzale, il che appare come un deciso segnale politico.

I maggiori problemi sono del resto proprio nel campo abertzale.
Batasuna è la chiave politica del processo di pace, in quanto dovrebbe avere la delega della rappresentanza politica dall’Eta, che restituirebbe le armi andando allo scioglimento, sul modello nord-irlandese Ira/Sinn Feìnn.
Il primo passo perché questo avvenga è rappresentato dal suo ritorno alla legalità, con l’adempimento degli obblighi della Ley de partidos.
I tempi sono brevi, perché tra meno di un anno ci saranno le elezioni amministrative basche e fino a ora Batasuna non sembrava in grado di fare i passi necessari.

Qualcosa sembra invece muoversi e Zapatero ha invitato Rajoy a un incontro alla Moncloa che si terrà venerdì - con tanto di gaffe degli uffici preposti che hanno comunicato l'invito prima alla stampa che al segretario del Pp, per poi scusarsi ufficialmente.
Indizio di una svolta imminente? Dalle dichiarazioni di Rajoy non sembrerebbe proprio.
La contrarietà del Pp al tentativo di dialogo in atto, che sfocia nel boicottaggio, è uno dei problemi di questo processo, ma una svolta non sembra vicina.
Zapatero potrebbe tentare di mettere sul tavolo una eventuale svolta imminente nell'ennesimo invito al Pp ad incoroprarsi nel processo. Espletato il quale, andare comunque avanti - come appare probabile - o fermarsi.


Un altro segnale che qualcosa sia dietro l’angolo viene dal fatto che i due maggiori quotidiani del Paese, El País e El Mundo, nelle loro analisi coincidevano ieri nel giudicare «impossibile» la rottura del processo di pace. Probabilmente annusando nell’aria precisi segnali.

domenica 17 dicembre 2006

A Zap duole il chip


Zapatero delude a sinistra.

1. Il software libero

Dopo il progetto di legge sulla memoria storica, le decisioni sull’insegnamento della religione nelle scuole e l’accordo sul finanziamento della chiesa (delle quali ci occupiamo prossimamente) il governo Zapatero apre un’altra frattura con il suo elettorato di sinistra, in particolare quello più giovane. Motivo del contendere è la proposta non di legge sul software libero presentata dal Psoe e approvata il 12/12 dal Congresso, praticamente all’unanimità.

La proposta parte con le migliori intenzioni: la necessità di stabilire politiche che favoriscano in Spagna lo sviluppo del Software libero e del codice aperto per quelle necessità alle quali attualmente risponde solo il software proprietario.
Già quest'ultima è un'affermazione decisamente poco fondata, ma è il risultato complessivo che, secondo i critici, va in direzione opposta.

Il testo viene accusato di ricalcare il programma dell’Iniziativa per la scelta del software, organizzazione che, malgrado il nome, è una lobby capitanata da Microsoft per contrastare la diffusione del software libero in Spagna.
Un confronto tra i due testi, effettivamente disarmante, è reperibile in un post di Ignacio Escolar pubblicato sul blog dei blogger de El País.

Un’altra critica è politicamente netta: il governo avrebbe avuto un approccio buonista totalmente inadatto alla questione che, consapevolmente o inconsapevolmente (e la cosa sarebbe anche più grave), gli avrebbe fatto fare il gioco della lobby del software a scapito dell’interesse pubblico di ricercare il risparmio nei costi amministrativi e la migliore qualità dei prodotti, degli interessi dell’industria informatica nazionale e della sbandierata volontà di aumentare gli spazi per le "tecnologie democratiche".

Psoe e Parlamento vengono accusati di non aver guardato all’esperienza della Extremadura, prima Autonomia spagnola, peraltro a guida socialista, ad abbracciare il software libero col progetto Linex.
Inoltre, un anno fa giunse in Parlamento una iniziativa a favore del software libero presentata da Izquierda Unida e da alcuni partiti nazionalisti che venne bocciata dal Psoe perché affermava un principio di esclusività, vietando l’uso di SW proprietario nella pubblica amministrazione.

Sostituire l’obbligo con misure concrete per il suo sviluppo sarebbe stato sufficiente, secondo i critici; come pure accoglierne il principio che il SW creato per le PP.AA. e pagato con denaro pubblico debba essere rilasciato con licenza che ne consenta il pubblico dominio.

Ciò non è avvenuto, con grande sollievo dei padroni del SW.

mercoledì 13 dicembre 2006

Ricordi la movida?

Erano gli anni ’80. Alla tetra compostezza di quella dittatura feroce e clericale che fu il franchismo gli (allora) giovani spagnoli reagirono suonando, dipingendo, riprendendo, festeggiando, drogandosi, creando, festeggiando, festeggiando e festeggiando.

Il centro di tutto era la movida madrilena. Almodovar era un ragazzetto cinefilo, i Radio futura strimpellavano in cantina, Kiko Veneno scopriva che con la chitarra oltre al flamenco si poteva suonare il blues, i giovani socialisti di Siviglia guidati Felipe González facevano del Psoe il partito egemone della sinistra spagnola.
Adesso, uno è regista da oscar, gli altri si sono sciolti e fanno tante cose, Kiko continua a suonare e Felipe pota bonsai e disegna gioielli.
Così va la vita. Ma invece di lamentarsi che la movida sia finita nei musei meglio godersi le tracce di quegli anni dissipati, vitali e creativi.
Grafica, sculture, dipinti, fotografia, riviste, moda, copertine di dischi, concerti, proiezioni, tavole rotonde. Tanti autori, troppi per nominarli, andate a vedere e basta, se siete a Madrid.

La Movida: Artes plásticas alla Sala Alcalá 31. Consejería de Cultura y Deportes fino al 21 gennaio, gratis. Programma.
(immagini: Guillermo Pérez Villalta, Escena. Personajes a la salida de un concierto de rock, 1979, olio su lenzuolo, 250 x 180 cm; Pedro Almodóvar. Locandina per il film La legge del desiderio, 1986. Disegno: Ceesepe; Beachcouture)

lunedì 11 dicembre 2006

Capitan Trueno e il ministro della Giustizia

In Italia lo conoscono solo pochi appassionati di fumetti, in Spagna è amato da cinquant’anni.
Capitan Trueno, creato nel 1956 da Victor Alcazar (Victor Mora) e Ambros (Miguer Ambrosio Zaragoza), ha appassionato gli spagnoli ingrigiti dal franchismo con le sue avventure e il suo idealismo.

Ricco, sapiente e guerriero, l’eroe sceglie di levare la sua spada per proteggere i poveri e liberare gli oppressi, percorrendo in lungo e in largo un XII secolo dove non manca anche una vena magica e fantastica.

Capitan Trueno ha ottenuto un enorme successo popolare combattendo per la libertà e la giustizia, sempre in paesi stranieri, però, per aggirare la censura del regime - come ha raccontato lo stesso Mora - risultando gradito anche a Franco quando l'eroe proteggeva le frontiere spagnole dalle orde di Gengis Khan.

In occasione del 50°, viene pubblicato un volume, in edizione limitata e numerata che raccoglie quattro avventure nell’originale formato striscia mai ristampate dal 1956, Chandra, el usurpador y otras aventuras, Ediciones B.

Alla presentazione del libro era presente, oltre al 75enne Mora, un entusiasta Fernando López Aguilar, ministro della Giustizia del governo Zapatero, che ne ha scritto la prefazione. Il ministro ha appassionatamente ricordato il “suo” Capitan Trueno: «Non un personaggio reazionario della Spagna franchista ma tutto il contrario: un esiliato, contro i tiranni e a fianco degli oppressi».

López Aguilar - che si è prodotto anche in un abile disegnetto dell’amato personaggio (a lato) - vicino a Zapatero da anni, è il prossimo candidato alle elezioni regionali delle Canarie, mandato da Zapatero a conquistare il governo autonomico.

Il fatto che sia già certa la sua candidatura ma continui a esercitare come ministro, come la legge gli consente fino all’aprile 2007, gli ha attirato l’accusa del Pp e dei nazionalisti di Caolición Canaria di aver fomentato l’azione della magistratura in uno scandalo di corruzione che coinvolge il sindaco di Santa Cruze de Tenerife.

Zapatero non ha nessuna fretta di sostituire un pezzo chiave dell’esecutivo ma per il ministro la posizione comincia a diventare scomoda. Anche l’autorevole El País, sabato scorso, ha sentenziato: «Per ingiuste che siano le critiche, è arrivato il momento che López Aguilar accetti la difficoltà di rendere compatibile la doppia funzione di ministro e di candidato regionale e comprenda che, come la moglie di Cesare, non gli basta essere onorato».

Per tornare all’eroe di carta, ribadiamo che è una colonna della cultura popolare spagnola, protagonista anche di numerosi romanzi, di molte pubblicità, in procinto di sbarcare sul grande schermo con una produzione internazionale e protagonista di uno dei migliori giochi elettronici della storia - a detta delle fonti web - peraltro prodotto da una software house spagnola, la Dinamic.
Era il 1990, girava su Amstrad, Spectrum e Amiga e ne fecero anche una versione Ms-Dos. Naturalmente scaricabile.

mercoledì 6 dicembre 2006

Ciao Rosabianca

Oggi è il sei dicembre.




Le tue uniche immagini le ho trovate su Teche Rai.
Qui sei con: Mario Brusa, Vittoria Lottero, Laura Panti, (tu,) Franco Vaccaro. In radio, nel 1977, Telemachia.


Qui con Emilio Cappuccio (che ti tocca il braccio), Gianni Casalino, Mariella Furgiuele, (tu), Marzia Ubaldi. Sempre in radio, nel 1976, Il pipistrello.

Tu sei Rosabianca Scerrino, mia madre. E oggi sarebbe il tuo compleanno.
Auguri. Ti amo.

(mi scusi il gentile pubblico il fatto privato)

Cultivo una rosa blanca
En julio como en enero
Para el amigo sincero
Que me da su mano franca


Y para el cruel que me arranca
El corazón con que vivo
Cardo ni ortiga cultivo
cultivo una rosa blanca


José Martí (La Habana, 1853 - Dos Ríos, 1895), 1891.

lunedì 4 dicembre 2006

Il processo di pace a un bivio

Arrestati i presunti autori del robo de las pistolas.

La polizia francese ha arrestato nei pressi di Tolosa, in Francia, i presunti autori del furto di oltre 350 armi da fuoco, avvenuto a Nimes lo scorso ottobre. Le detenzioni di tre presunti etarras sono avvenute mercoledì 29 novembre, in un’operazione svolta in stretto contatto, e su indicazione, delle forze di polizia spagnole.
Altri tre etarras sono stati arrestati domenica nel corso di una altra operazione del tutto distinta dalla prima.

Il robo de las pistolas ha costituito un macigno posto dall’Eta sulla strada del difficile tentativo negoziale intrapreso dal governo spagnolo. Una evidente contraddizione dei paletti posti dal governo per arrivare a un dialogo diretto, ossia la cessazione di ogni attività militare in un periodo congruo a verificare la disponibilità al dialogo fatta con la dichiarazione del cessate il fuoco permanente, annunciata dall’organizzazione terrorista il 22 marzo scorso.

Cessazione non solo degli attentati dinamitardi – non avvengono omicidi da tre anni e mezzo – ma anche delle azioni di autofinanziamento, le rapine e l’imposizione della “imposta rivoluzionaria”, e militari in genere, come l’approvvigionamento di armi e esplosivi.
Una contraddizione che si aggiunge a altre, come la ripresa della kale borroka, la lotta di strada, con gli assalti a bancomat, edifici pubblici, sedi di partito e case del popolo.
Ma il robo de las pistolas è stato un chiaro segnale al governo che l’Eta è disposta a rompere la tregua indefinita e il tentativo di impostare un negoziato, non essendo evidentemente le pistole che mancano all’organizzazione.
L’Eta attribuisce al governo il rallentamento del processo, perché non farebbe passi che insinua sarebbero anche stati concordati in riunioni segrete. In particolare, nell’ultimo Zutabe dell’Eta, come vengono chiamati i comunicati periodici dell’organizzazione, emesso lo stesso giorno degli arresti, il riacutizzarsi della kale borroka viene segnalato come conseguenza della mancata interruzione dell’attività giudiziaria e repressiva in atto nei confronti della sinistra abertzale – l’estrema sinistra nazionalista rappresentata dal partito Batsuna, reso illegale perché ritenuto braccio politico dell’Eta.

Il principale punto debole di questo tentativo di impostare una soluzione negoziata risiede probabilmente nella divisione dei partiti democratici, con la decisa contrarietà del Partido popular che accusa il governo di resa di fronte al terrorismo e di indebolimento della lotta antiterrorista.
Il governo viene accusato contemporaneamente dal Partido popular – e da una parte della stampa - di fare concessioni ai terroristi e, dai terroristi, di mettere in pericolo il processo perché non ne fa.
La reazione al robo da parte del governo è stata prima verbale, con la conferma che finché la tregua non sarà rispettata non si aprirà nessun negoziato e che nessuna concessione verrà fatta previamente all’apertura della trattativa diretta, poi poliziesca.
Il governo ha voluto lanciare il messaggio che non solo è in grado di riattivare le operazioni di polizia in qualsiasi momento ma anche che non ha abbassato la guardia, che l’organizzazione è controllata e infiltrata - gli arrestati erano da mesi controllati dagli investigatori: una vera prova di forza nei confronti dell’Eta, della quale l’operazione ha di passaggio smantellato parte della struttura logistica in Francia scampata agli altri duri colpi inferti di recente dalle operazioni congiunte franco-spagnole.
Un messaggio rivolto sia all’Eta che ai critici del processo, a smentire le tesi secondo le quali l’Eta starebbe approfittando della diminuita pressione poliziesca per riorganizzarsi, testimoniando come il controllo delle forze di sicurezza sia sempre alto, dato che.
Ma le operazioni di polizia lancia anche un altro messaggio alla banda: che il governo è disposto a rompere.

Si tratta di una decisa inversione di tendenza dopo che le posizioni ufficiali, pur ammettendo il sostanziale stallo in atto, hanno sempre confermato l’intenzione del governo di tenere in piedi il tentativo, malgrado le difficoltà.
I detrattori di Zapatero potranno ora dire che è tanto incapace da non sapere neanche arrendersi all’Eta.
Ma non c’è molto da scherzare perché il tentativo di impostare un dialogo diretto si trova davanti al suo primo bivio. Rompere o continuare.

(immagini: 1 - Goya, Kronos; 2, 3, 4 - Goya, Gli orrori della guerra)

Bamako'05 al Cccb

Il continente (in bianco e) nero (e a colori)

Ogni due anni nella capitale del Mali si tengono gli incontri di fotografia africana.

Un appuntamento, giunto alla sua sesta edizione, che è uno dei più importanti eventi artistici africani e fa il punto della fotografia nel continente. Ambito particolarmente attivo nel panorama creativo africano contemporaneo.
Eppure, malgrado la vicinanza geografica, risulta impossibile a quegli artisti giungere fino a noi.

A riprova che fra le sponde del mediterraneo ormai si muovono solo merci, materie prime e mercanti di uomini.

È la terza volta che il Cccb costruisce un ponte di collegamento e apre una finestra europea sugli incontri di Balako.

Balako ’05.
Otro mundo.
, raccoglie oltre 300 foto dall’ultimo appuntamento tenutosi nel novembre- dicembre 2005.

Per chi non si fosse trovato a passare allora in Mali, Bcn è molto più vicina.

Centre de Cultura Contemporània de Barcelona, fino al 28 gennaio 2007, ingresso gratuito.



(foto: 1(c)Mikael Subotzky - docce prigione Pollsmur; 2(c)Nadia Ferroukhi - Algeri 2000; 3(c)Bruno Hadjih - Damasco '02-'03; 4(c)James Iroha Uchechukwu - teste di bue in fiamme)