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domenica 6 maggio 2007

Reazioni in Spagna all'intervista di Maragall

L’intervista a Pascual Maragall (vedi il post sottostante) pubblicata da Europa il 25 aprile, e della quale significativi stralci sono stati presentati lo stesso giorno da El País, non è passata sotto silenzio in Spagna, scatenando anzi roventi polemiche.
Maragall aveva detto che «visto col senno di poi, lo sforzo per riformare lo Statuto catalano», le norme che regolano prerogative e competenze dell’Autonomia e del governo centrale, «non è valso la pena». Anzi, «è stato un errore». Dichiarazione esplosiva, visto che Maragall è stato il primo promotore della riforma, che ha suscitato aspre polemiche nazionali.
Numerose dichiarazioni da parte di politici e decine di articoli, commenti e editoriali hanno tenuto per circa due settimane la vicenda sotto i riflettori. Poi blog e giornali telematici. In tutto sono centinaia le pagine relative alle dichiarazioni di Maragall. Qui ne linkiamo una piccola parte. Un po' per permettere a chi è interessato di seguirne (in spagnolo) i passaggi. Un po' per sodddisfazione.


Cominciamo dalla pagina de El País che ha riferito alcuni passaggi dell'intervista e dalla quale è nata la polemica spagnola.

Naturalmente è intervenuto il successore di Maragall alla guida della Generalitat, José Montilla, durante la Sessione di controllo del governo catalano tenutasi il quattro maggio nel Parlament, affermando che «rispetta molto ma condivide poco» il pensiero di Maragall. Parole che arrivano dopo dieci giorni di polemiche, iniziate quando El País ha riferito, in contemporanea con l’Italia, il contenuto dell’intervista di Europa.

Eduardo Zapalana, portavoce parlamentare del Pp, da Berlino, dove si incontrava col suo omologo della Cdu, Volker Kauder, ha ironicamente detto che «è bello vedere che alla fine ti danno ragione». Mentre il segretario del partito, Mariano Rajoy, ha sottolineato «il coraggio e l’onorabilità di Maragall», anche se «la confessione tardiva oramai non serve a nulla».

Sconcerto e prudenza nelle fila socialiste e fra gli alleati. Carod Rovira, di Esquerra republicana (Erc), il partito catalanista di sinistra, ha ricordato che Erc è uscita dalla maggioranza per quello che ora afferma Maragall, cioè la moderatezza del nuovo Statuto. Mentre per il presidente dei rossoverdi di IC-V, Carlos Saura, il testo «rappresenta il maggior grado di autonomia mai ottenuto dalla Catalogna».
Una carrellata delle reazioni a caldo dei partiti catalani la trovate qui.

Maragall ha poi affermato in un’altra intervista di essersi «sentito tradito da Zapatero», che non è stato conseguente alle sue idee federaliste. È toccato alla vice presidente, María Teresa Fernández de la Vega, intervenire per dire che «secondo l’esecutivo la Comunità catalana ha un grande Statuto, buono per i catalani e per la Spagna».

Giornali e opinionisti, con decine di articoli e editoriali, hanno cercato il motivo dell’ offensiva di Maragall, da alcuni giudicata inopportuna. Secondo alcuni, al leader catalano il Psoe ormai sta stretto e l’appoggio incondizionato dato all’esperienza italiana del Partito democratico potrebbe essere una chiave di lettura: la Spagna «federale-differenziale» ricercata da Maragall potrebbe arrivare dalla formazione di un nuovo Partito democratico che sovverta il confronto tra partiti nazionali e nazionalisti. Per altri, anche in Spagna sarebbero maturi i tempi per mischiare le carte delle appartenenze ideologiche novecentesche e creare nuovi soggetti politici. E Maragall dovrebbe essere ascoltato.

A quasi tre settimane dall'intervista, l'ultimo intervento è ancora di José Montilla, che si dice convinto che, col tempo, Maragall rettificherà la sua posizione sull'Estatut.

sabato 24 marzo 2007

Scoppia la guerra tra il Pp e Prisa

Nessun rappresentante del Pp parteciperà a nessun titolo a trasmissioni televisive, radiofoniche o rilascerà dichiarazioni a giornalisti del Gruppo Prisa, le prenotazioni di spazi pubblicitari sui media del gruppo sono state tutte annullate.

Il Pp risponde così alle dichiarazioni ostili del dominus del gruppo, Jesús de Polanco.

Doveva capitare, prima o poi, che tra il Pp e la stampa scoppiasse la guerra.
La crispación, l'innalzamento continuo del livello di polemica e scontro politico, portata avanti dal Pp e da alcuni media spagnoli, è da tempo nel mirino di parte della stampa.

Anche testate non certo vicine al governo, come il conservatore-monarchico Abc, e numerosi commentatori politici di diverse tendenze, avevano espresso la loro contrarietà all'utilizzo di ogni tema, anche di estremamente delicati, come le stragi di Madrid del 2004 e la politica sul terrorismo, come strumenti dello scontro politico e per delegittimare il governo.

Com'era normale la battaglia si è accesa col Gruppo Prisa, che rappresenta la Spagna democratica che, dopo la transizione, ha fatto il suo ingresso in Europa.

È bastato che Jesús de Polanco, dominus del gruppo (una potenza editoriale del quale fa parte, tra l'altro, il quotidiano più venduto, El País, e la radio più ascoltata, Cadena Ser), durante un intervento alla Giunta generale degli azionisti, rispondendo alla domanda di un azionista, facesse esplicite critiche alla crispación, perché il Pp decidesse di dichiarare la guerra.

De Polanco ha detto che il gruppo cerca di essere neutrale ma che è difficile condividere l'azione politica di alcuni partiti, che si costruisce un clima guerracivilista, che si fanno manifestazioni che esaltano i simboli franchisti.

E ancora che «Il gruppo Prisa vorrebbe collaborare perché in Spagna ci fosse un partito di destra moderno, laico, con la voglia di conservare quello che c'è da conservare e trasformare quello che c'è da trasformare, lo appoggeremmo. È quello che ci manca. Già abbiamo un partito di sinistra assolutamente democratico, che funziona. Avrà avuto successi ed errori. Ma non abbiamo dall'altra parte un partito di destra del quale si possa dire: le alternanzne al potere non hanno altre conseguenze che il cambiamento del gruppo dirigente. Non con quello che sembra stiano preparando: che se questi signori recuperano il potere lo faranno con una voglia di vendetta che a me, personalmente, dà molta paura».

Certo, ci è andato giù duro, ma non ha detto nulla che non sia condiviso da molti, in Spagna, anche se non possiedono il più grande gruppo editoriale del Paese. Altri passaggi li trovate qui.

La furia del Pp ha suscitato le prime dure critiche, Anche Reporteros sin fronteras, la sezione spagnola di Rsf, ha emesso un comunicato che condanna il «ricatto» del Pp. Mentre la Giunta direttiva dell'Associazione della Stampa di Madrid (Apm) ha chiesto ai partiti «Che in nessun caso limitino l'accesso dei giornalisti all'informazione».

[foto: Il presidente del Grupo PRISA, Jesús de Polanco, durante la Junta General de Accionistas. (c) Uly Martín/El País]