giovedì 23 novembre 2006

Il processo di pace? Non si sente mica tanto bene


C’è forte preoccupazione per le sorti del tentativo di impostare un processo di pace che porti alla cessazione della violenza dell’Eta e all’abbandono delle armi.
Malgrado le speranze suscitate dalla dichiarazione del cessate il fuoco permanente del 22 marzo scorso e dall’apertura di un periodo di verifica e di incontri pubblici e segreti tra le parti, le cose non vanno nel migliore dei modi.
La Kale borroka (la lotta di strada, come viene chiamata la guerriglia urbana) non si ferma e segnali contraddittori vengono dall’Eta. Il 23 settembre sul Monte Aritxulegi (Guipúzcoa) durante celebrazione del Gudari Eguna (giorno del guerriero basco). Tre incappucciati sono saliti sul palco armi alla mano, hanno letto un comunicato che proclamava la prosecuzione della lotta armata fino all’indipendenza, hanno sparato in aria e sono scappati nel bosco. Il 24 ottobre avviene il furto di centinaia di pistole in una fabbrica francese ad opera di terroristi dell’Eta.
Batasuna non fa passi concreti per rientrare nella legalità, il Pp è sempre fermamente contrario al dialogo, i rappresentanti delle vittime sono ferocemente divisi.
Ora che anche la Francia mette in dubbio le intenzioni dell’Eta, Zapatero deve rispondere alle rinnovate critiche interne e non dare l’impressione di cedere ai terroristi.
È un momento estremamente delicato, anche se probabilmente meno di quanto alcuni dicano.
Le difficoltà vengono soprattutto da Batasuna e dall’Eta.
Questo tentativo si differenzia dagli altri per l’impostazione di due piani differenti: quello politico, la discussione sulla riforma dello Statuto basco che compete ai partiti baschi nell’ambito della Mesa de partidos; quello militare, con la trattativa sull’abbandono delle armi, la situazione dei carcerati dell’Eta e degli esuli della banda, che attiene a governo e Eta.
Per costituire il Tavolo dei partiti tutti vogliono che Batasuna, il partito dell’estrema sinistra nazionalista messo fuori legge perché considerato braccio politico dell’Eta, faccia i passi necessari per tornare nella legalità ma una forte componente di Batasuna non vuole cedere alle leggi dello Stato spagnolo.
Nell’Eta invece sembra che i vertici siano convinti della strada negoziale ma che non riescano a imporre la scelta a tutta l’organizzazione, una cui parte è contraria, mentre un’altra è convinta che il processo fallirà e si prepara a riprendere la lotta armata.
Se il filo sottile costruito finora dovesse spezzarsi la parola tornerebbe alle armi.

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