martedì 21 novembre 2006

La Francia conferma la mano dell'Eta nel furto delle pistole


Il responsabile della sotto-direzione antiterrorista della Direzione generale della polizia francese, Frederic Veaux, ha confermato che il furto di oltre 350 pistole, avvenuto nel sud-est della Francia lo scorso ottobre, è da attribuire all'Eta.
La dichiarazione è avvenuta nel corso della sua audizione in un'udienza di un processo contro 14 supposti membri dell'organizzazione terrorista, in corso a Parigi.
Secondo il dirigente di polizia l'attività dell'Eta in Francia non ha subito cambiamenti significativi dalla dichiarazione del «cessate il fuoco permanente» fatta nel marzo scorso.
Veaux, dopo aver sottolineato le difficoltà nel quale si trova il processo di pace, ha fatto un parallelo con la tregua del 1998, durante il primo esecutivo Aznar, utilizzata dall'Eta per riorganizzarsi e poi tornare alla lotta armata.
Secondo il dirigente francese l'attuale situazione «rappresenta un problema per tutti coloro che osservano il processo in atto».
Un problema principalmente per il governo Zapatero che si è impegnato nel difficile processo con l'appoggio di tutti i partiti meno Il Pp - che è decisamente contrario e fa di tutto per boicottarlo, anche in sede europea. Come la reazione del direttore della Guardia civile, Joan Mesquida, conferma. «Ora tocca al governo analizzare e pianificare» le possibili conseguenze sul dialogo derivanti dal furto, definito da Mesquida «molto grave».
Le dichiarazioni di Vaux appaiono come uno sgambetto al governo spagnolo in una fase incerta del processo.
Ma una presa di posizione così decisa e pubblica può anche essere letta come un messaggio rivolto all'Eta che continua a chiedere un coinvolgimento francese nel processo di pace, richiesta alla quale Veaux ha fatto espliciti riferimenti.
La Francia non ha nessuna intenzione di avallare l'esistenza di un problema basco nel suo territorio - i baschi francesi non manifestano significative pulsioni indipendentiste - avendo già i suoi problemi coi corsi.
Per l'Eta l'internazionalizzazione del conflitto basco, richiesta antica e sempre rinnovata, ha il duplice scopo, da un lato di diminuire il senso della sovranità spagnola sul terrritorio basco, dall'altro di rafforzare la rappresentazione del terrorismo come lotta di liberazione del popolo basco dall'invasore spagnolo.

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