Dal 26 gennaio è nelle librerie Zapatero. Un socialismo gentile, di Ettore Siniscalchi (l'autore di questo blog), prefazione di Walter Veltroni, edito da manifestolibri, pp. 272, euro 22,00.
Nel libro racconto le vicende recenti della politica spagnola tentando di inserirle nel quadro alle quali appartengono, restituirle al contesto, anche storico, che le determina.
In Italia c'è curiosità e attenzione riguardo all'esperienza spagnola, ma il pubblico non è aiutato dall'informazione, né dalla politica.
I media, inseguendo il "fenomeno Zapatero", riportano molte notizie, molte più di prima, slegate però dal loro sfondo. Non aiutando così a capire quale senso abbiano per la società spagnola.
La politica fa peggio, utilizzando le vicende spagnole per motivi strumentali al dibattito politico interno.
Si determina, quindi, un curioso fenomeno: quello dei "zapateristi" e degli "antizapateristi". Nel quale l'esperienza politica in atto viene ridotta a una premessa, anzi a due premesse opposte: «Bisogna fare come Zapatero!» o «Noi non faremo come Zapatero!».
Questo libro affronta quindi alcuni temi importanti per la società spagnola e approfondisce vicende che hanno avuto molta risonanza e fatto discutere. Ma vuole anche essere il tentativo di fornire degli strumenti che consentano al lettore di farsi una propria idea su quello che succede nella Spagna di oggi. Un tentativo che rappresenta anche la possibilità di uscire dai ritmi veloci dell'informazione e prendersi un respiro maggiore, dal quale guardare meglio le cose.
Di seguito un'anticipazione dalla prefazione di Walter Veltroni.
La radicalità di Zapatero è nei principi, nel profondo senso etico che anima le concrete scelte politiche e di governo, nella ostinata ricerca di essere coerente con gli impegni presi di fronte agli elettori e di non deludere le loro aspettative: “mantenere la parola data, fare quel che si dice e dire quel che si farà”. Zapatero non è un dogmatico, è lontano da ogni tipo di ortodossia e chiusura ideologica, ama citare John Rawls e Norberto Bobbio, ha una spiccata predisposizione al confronto. Una delle chiavi della sua azione di governo è proprio il ”talante”, e cioè la disponibilità verso gli altri e al dialogo, l’assenza di ogni presunzione di possedere la verità, la capacità di ascolto per cercare poi la sintesi dei diversi interessi, e questo senza che nulla venga tolto alla determinazione con cui vengono portate avanti le scelte di fondo in campo economico e sociale, o forse è meglio dire sociale ed economico, vista la centralità assegnata alla società civile, ai diritti, all’idea di una democrazia che si potrebbe dire partecipata e “integrale”.
Sono scelte, quelle di Zapatero, dettate da una visione che unisce riformismo e radicalità, se è vero che il suo “socialismo dei cittadini” si basa sull’unione di grandi temi ideali coniugati, come scrive lo stesso Siniscalchi, con “l’accettazione dell’economia liberale, la globalizzazione, l’accento sui diritti individuali al posto di quelli collettivi o di classe”. Le sue riforme vengono da qui, e da qui vengono molti dei risultati raggiunti in questi anni, dal via libera decisivo dato alla Costituzione europea bloccata da Aznar alle scelte molto avanzate di politica sociale a protezione delle fasce deboli della popolazione spagnola, dalla decisione di formare un governo con una componente femminile del cinquanta per cento alla risposta legislativa al problema della violenza domestica contro le donne, fino ai passi importanti compiuti a proposito di una questione delicata come lo Statuto catalano e ancor più nella lotta per disarmare il terrorismo basco.
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