Con un comunicato al quotidiano Berria, l’Eta ha annunciato la fine del cessate il fuoco proclamato nel marzo 2006. Una rottura anticipata all’indomani delle bombe di fine anno dell’aeroporto di Barajas ma non ancora ufficializzata.
Un passaggio che arriva non a caso ora, perché, malgrado l’attentato e la contrarietà del Partido Popular al processo di dialogo, sottotraccia continuavano i passi per ripristinare il processo e restavano valide le condizioni che avevano determinato tante aspettative: la stanchezza dei baschi verso la violenza e l’erosione del consenso sociale dell’Eta, il diverso approccio alle questioni nazionali spagnole che il cambio di governo a Madrid portava con sé.
Condizioni che hanno fatto agio anche sulla grande debolezza di questo tentativo: la divisione tra i partiti democratici, con la contrarietà del Pp a appoggiare la politica antiterrorista del governo, utilizzata anzi nello scontro politico quotidiano. Il governo ha portato avanti il tentativo convinto che i popolari si sarebbero, prima o poi, incorporati in esso. Cosa che non è avvenuta.
La rottura non giunge ora per caso. Le elezioni amministrative del 27 maggio avevano rafforzato le posizioni favorevoli al dialogo, in particolare all’interno della sinistra abertzale (la sinistra indipendentista) e avevano anche penalizzato il Pp che, esclusa Madrid, retrocedeva ovunque.
Particolarmente significativa, perché strettamente legata alla scelta di opposizione al tentativo di fine dialogata della violenza, era la perdita di voti e seggi nel Paese basco e in Navarra.
Proprio in Navarra il successo elettorale di Nafarroa Bai (NaBai) ha scosso l’estrema sinistra nazionalista, nella quale Batsuna non è stata in grado di svincolarsi dall’Eta ripudiando la violenza per la risoluzione dei conflitti politici (condizioni necessarie perché il partito venisse legalizzato nuovamente). I settori baschi vicini a Batasuna hanno potuto contare sulle liste dell’Associación nacionalista vasca, storica formazione resuscitata alla bisogna, in buona parte impugnate dal governo quando vi erano candidature direttamente connesse a Batasuna. Ma NaBai ha fatto quel passo che Batasuna non ha compiuto, vincolando la formazione di maggioranze locali con Anv all’esplicita condanna della violenza, compiendo così un importante sommovimento nel campo abertzale. Il rafforzarsi del fronte favorevole a una svolta ha probabilmente convinto l’Eta a riprendere la scena, tentando di dominarne l’agenda.
Cosa aspettarsi adesso? Intanto la Spagna teme che già da oggi torni a scorrere il sangue. Zapatero ha chiesto l’appoggio di tutti i partiti ma il leader del Pp, Mariano Rajoy, lo ha subordinato al cambiamento della politica antiterrorista del governo.
Nel Paese basco e in Navarra continuerà il laboratorio politico per determinare condizioni per un ripristino del dialogo. Aspettando le politiche del prossimo marzo e sperando che il settore dell’Eta contrario al dialogo, che ora ha il sopravvento, non insanguini le strade di Spagna.
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