Tra il 1988 e il 1998 in diversi ospedali di Valencia 275 persone vennero contagiate dal virus dell'epatite C. Quattro di loro morirono (anzi cinque: l'ultima, morta poche ore prima della sentenza, non rientra nel conteggio ufficiale).
Il più grande contagio di massa di epatite C mai avvenuto al mondo.

Juan Maeso era anestesita in diversi centri sanitari pubblici e privati valenziani. Un luminare, vizioso, però. Con un debole per gli oppiacei e affini.
Il medico soddisfava la sua tossicodipendenza iniettandosi una parte degli anestetici prima di somministrarli ai pazienti: il primo schizzetto per lui, poi la siringa iniettava il farmaco nella flebo del paziente. Diffondendo così il contagio.
Maeso era un luminare dell'anestesiologia spagnola, il primo della capitale del País valenciano, il rinomato professionista al quale per primi si rivolgevano i colleghi medici quando loro, un parente o un amico dovevano sottoporsi a un'anestesia totale.

Un medico prestigioso e ammirato e una figura autorevole dell'élite valenziana. Oltre che un tipo originale che girava per la città su una potente moto e passava le vacanze facendo spedizioni in fuoristrada nei deserti africani.
Del suo debole per gli oppiacei pare si parlasse in giro ma, si sa, il profumo del vincitore inebria chi è vicino. E Maeso vincitore lo era: potente, ben introdotto, ricco.

Le vittime verranno indennizzate con cifre tra i 60 mila e i 120 mila euri, a seconda della gravità del contagio, 150 mila per i deceduti. A carico della sanità valenziana, responsabile delle pratiche sia degli ospedali pubblici che della sanità privata convenzionata.
Non tutte le vittime avranno il giusto indennizzo, per quanto il denaro possa ripagare la salute perduta.

Un vuoto che governo e parlamento dovranno riempire.
[fonte e grafico El País]
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