mercoledì 4 luglio 2007
È tempo di migrare...
Non di morire, no.
Solo, Coseiberiche trasmigra su un altra piattaforma, b2evolution, e entra nel panel di blog di Communicagroup. Diventando www.coseiberiche.info.
Questo blog resterà attivo e troverà un suo senso, forse, col tempo.
Ma ora la direzione da prendere è un'altra.
Grazie a chi mi ha seguito finora e continuerà a farlo.
E grazie a Blogger, che mi ha fatto muovere i primi passi da blogger.
martedì 19 giugno 2007
Presentazione bolognese
mercoledì 6 giugno 2007
L'Eta annuncia la fine del cessate il fuoco
Con un comunicato al quotidiano Berria, l’Eta ha annunciato la fine del cessate il fuoco proclamato nel marzo 2006. Una rottura anticipata all’indomani delle bombe di fine anno dell’aeroporto di Barajas ma non ancora ufficializzata.
Un passaggio che arriva non a caso ora, perché, malgrado l’attentato e la contrarietà del Partido Popular al processo di dialogo, sottotraccia continuavano i passi per ripristinare il processo e restavano valide le condizioni che avevano determinato tante aspettative: la stanchezza dei baschi verso la violenza e l’erosione del consenso sociale dell’Eta, il diverso approccio alle questioni nazionali spagnole che il cambio di governo a Madrid portava con sé.
Condizioni che hanno fatto agio anche sulla grande debolezza di questo tentativo: la divisione tra i partiti democratici, con la contrarietà del Pp a appoggiare la politica antiterrorista del governo, utilizzata anzi nello scontro politico quotidiano. Il governo ha portato avanti il tentativo convinto che i popolari si sarebbero, prima o poi, incorporati in esso. Cosa che non è avvenuta.
La rottura non giunge ora per caso. Le elezioni amministrative del 27 maggio avevano rafforzato le posizioni favorevoli al dialogo, in particolare all’interno della sinistra abertzale (la sinistra indipendentista) e avevano anche penalizzato il Pp che, esclusa Madrid, retrocedeva ovunque.
Particolarmente significativa, perché strettamente legata alla scelta di opposizione al tentativo di fine dialogata della violenza, era la perdita di voti e seggi nel Paese basco e in Navarra.
Proprio in Navarra il successo elettorale di Nafarroa Bai (NaBai) ha scosso l’estrema sinistra nazionalista, nella quale Batsuna non è stata in grado di svincolarsi dall’Eta ripudiando la violenza per la risoluzione dei conflitti politici (condizioni necessarie perché il partito venisse legalizzato nuovamente). I settori baschi vicini a Batasuna hanno potuto contare sulle liste dell’Associación nacionalista vasca, storica formazione resuscitata alla bisogna, in buona parte impugnate dal governo quando vi erano candidature direttamente connesse a Batasuna. Ma NaBai ha fatto quel passo che Batasuna non ha compiuto, vincolando la formazione di maggioranze locali con Anv all’esplicita condanna della violenza, compiendo così un importante sommovimento nel campo abertzale. Il rafforzarsi del fronte favorevole a una svolta ha probabilmente convinto l’Eta a riprendere la scena, tentando di dominarne l’agenda.
Cosa aspettarsi adesso? Intanto la Spagna teme che già da oggi torni a scorrere il sangue. Zapatero ha chiesto l’appoggio di tutti i partiti ma il leader del Pp, Mariano Rajoy, lo ha subordinato al cambiamento della politica antiterrorista del governo.
Nel Paese basco e in Navarra continuerà il laboratorio politico per determinare condizioni per un ripristino del dialogo. Aspettando le politiche del prossimo marzo e sperando che il settore dell’Eta contrario al dialogo, che ora ha il sopravvento, non insanguini le strade di Spagna.
Un passaggio che arriva non a caso ora, perché, malgrado l’attentato e la contrarietà del Partido Popular al processo di dialogo, sottotraccia continuavano i passi per ripristinare il processo e restavano valide le condizioni che avevano determinato tante aspettative: la stanchezza dei baschi verso la violenza e l’erosione del consenso sociale dell’Eta, il diverso approccio alle questioni nazionali spagnole che il cambio di governo a Madrid portava con sé.
Condizioni che hanno fatto agio anche sulla grande debolezza di questo tentativo: la divisione tra i partiti democratici, con la contrarietà del Pp a appoggiare la politica antiterrorista del governo, utilizzata anzi nello scontro politico quotidiano. Il governo ha portato avanti il tentativo convinto che i popolari si sarebbero, prima o poi, incorporati in esso. Cosa che non è avvenuta.
La rottura non giunge ora per caso. Le elezioni amministrative del 27 maggio avevano rafforzato le posizioni favorevoli al dialogo, in particolare all’interno della sinistra abertzale (la sinistra indipendentista) e avevano anche penalizzato il Pp che, esclusa Madrid, retrocedeva ovunque.
Particolarmente significativa, perché strettamente legata alla scelta di opposizione al tentativo di fine dialogata della violenza, era la perdita di voti e seggi nel Paese basco e in Navarra.
Proprio in Navarra il successo elettorale di Nafarroa Bai (NaBai) ha scosso l’estrema sinistra nazionalista, nella quale Batsuna non è stata in grado di svincolarsi dall’Eta ripudiando la violenza per la risoluzione dei conflitti politici (condizioni necessarie perché il partito venisse legalizzato nuovamente). I settori baschi vicini a Batasuna hanno potuto contare sulle liste dell’Associación nacionalista vasca, storica formazione resuscitata alla bisogna, in buona parte impugnate dal governo quando vi erano candidature direttamente connesse a Batasuna. Ma NaBai ha fatto quel passo che Batasuna non ha compiuto, vincolando la formazione di maggioranze locali con Anv all’esplicita condanna della violenza, compiendo così un importante sommovimento nel campo abertzale. Il rafforzarsi del fronte favorevole a una svolta ha probabilmente convinto l’Eta a riprendere la scena, tentando di dominarne l’agenda.
Cosa aspettarsi adesso? Intanto la Spagna teme che già da oggi torni a scorrere il sangue. Zapatero ha chiesto l’appoggio di tutti i partiti ma il leader del Pp, Mariano Rajoy, lo ha subordinato al cambiamento della politica antiterrorista del governo.
Nel Paese basco e in Navarra continuerà il laboratorio politico per determinare condizioni per un ripristino del dialogo. Aspettando le politiche del prossimo marzo e sperando che il settore dell’Eta contrario al dialogo, che ora ha il sopravvento, non insanguini le strade di Spagna.
mercoledì 30 maggio 2007
Presentazione romana
lunedì 28 maggio 2007
Sartorius parla delle amministrative spagnole
Le elezioni amministrative, che hanno coinvolto 35 milioni di spagnoli, non puniscono la sinistra né la destra: i popolari compiono il sorpasso in numero di voti assoluti (circa 160 mila in più) e i socialisti conquistano amministrazioni.
Anche il governo può essere soddisfatto, perché se gli elettori avessero accettato il tentativo del Pp di convertire le elezioni in un referendum sulla politica terrorista dell’esecutivo, questa sarebbe stata sostanzialmente approvata.
Un voto vissuto dai partiti come un test delle prossime politiche ma utilizzato dai 35 milioni di elettori per esprimersi sui contesti locali nei quali è maturato.
Ne parliamo con Nicolás Sartorius, vice presidente esecutivo della Fondación Alternativas, conoscitore della politica (e dei dati elettorali). Figura storica della sinistra e del sindacalismo spagnoli, non per questo meno autorevole e illuminante. Questo testo è una versione estesa dell'intervista pubblicata su Europa.
«Si possono fare varie riflessioni. È aumentata l’astensione di circa tre punti, il che denota una stanchezza di un settore dell’elettorato, soprattutto catalogna e Andalusia. Il Pp ha vinto in voti assoluti, ne ha ottenuti 160 mila in più. Il Psoe aumenta in quanto a eletti, al numero di capoluoghi che governerà e di Comunità autonome. Il Pp perde 14 capoluoghi e ne vince due, perde la maggioranza assoluta in tre territori molto importanti, Navarra, Isole Baleari e Canarie, dove il Psoe potrebbe governare in coalizione con altre forze. Il Psoe ha tutta le città di Galizia e Catalogna, ne conquista nel País vasco e in Navarra, in zone molto “sensibili” dove il Pp arretra. Mentre a Madrid ha avuto un successo molto importante, come a Valencia, territori che già controllava. La mia opinione è che, dal punto di vista del potere territoriale, il risultato è buono per il Psoe e il Pp si consola col numero dei voti assoluti».
Il voto può essere considerato un test per le politiche?
Il PP ne ha voluto fare un test nazionale ma in realtà la gente ha votato pensando al territorio. Approfondendo il dato si osserva, si vede studiando i dati elettorali che è molto varaiato perché il voto è locale e non hanno tenuto in conto il dibattito generale.
I partiti si sono scontrati anche sulla politica antiterrorista, non solo perché si votava nel País vasco, con quali risultati?
Bisogna dire che da questo punto di vista nessuno dei due ha ottenuto quello che voleva. Il PP non ha avuto un chiaro voto di castigo per Psoe, che se non fosse stato per Madrid, è avanti ovunque.
Il voto in Navarra come riflette l’acceso dibattito nazionale sulle politiche anti terroriste.
Lo riflette nel senso che i navarresi non hanno creduto alla propaganda della destra, che se non si votava a destra la Navarra sarebbe diventata parte del País vasco e avrebbe perduto la sua identità. E hanno castigato il Pp navarrese, l’Upn, per la prima volta il Pp perde la maggioranza assoluta e la cosa più probabile è che non governerà. In Galizia, Extremadura, Catalogna il potere del Psoe è aumentato malgrado la politica antiterrorista di Zapatero fosse stata dipinta come una catastrofe per il Paese. La gente non lo ha creduto.
Come leggere l’astensione?
È stata molto differenziata, a seconda dei territori. In Navarra c’è stata una enorme partecipazione [73%, due punti in più del 2003 - NdR], l’astensione c’è stata soprattutto in Andalusia e Catalogna: i tre punti in più vengono soprattutto da lì. Può avere molte cause. C’è n’è una tecnica, che si produce sempre, ed è attorno al 30%. Nelle elezioni municipali, come in questo caso, ci possono essere motivazioni locali, può essere un prodotto della corruzione politica o di dinamiche proprie delle politiche locali. Poi può esserci un’astensione prodotta dalla crispación, ossia lo scontro sistematico fra i partiti, che porta all’astensione una parte degli elettori che non considera produttive le liti tra i partiti. Per quanto riguarda la Catalogna, credo che sia dovuto al processo statutario, nel quale l’atteggiamento dei partiti non è stato edificante, che ha stancato un settore dell’elettorato catalano che si è astenuto. E stanchezza elettorale, vengono da quattro consultazioni di seguito, e in più non c’erano autonomiche. L’astensione è stata alta dove non c’era il traino delle autonomiche e ha colpito entrambi i partiti.
Torniamo alla “valanga popolare” di Madrid...
Credo che il Partito socialista ha fatto errori importanti. Da molto tempo la federazione socialista madrilena ha continue lotte interne, nel partito ci sono battaglie che vanno avanti da molti anni. Poi, i candidati non erano dei migliori rispetto a un obiettivo come Madrid, e non si è presentato un progetto che potesse attrarre molti settori della sinistra. È un insieme di fattori: non hai un buon candidato, non hai un progetto e il partito che c’è dietro non è forte: il fallimento è assicurato.
Le elezioni politiche si tengono a marzo, come ci si arriverà, alla luce di questi risultati?
Credo che il Pp continuerà la stessa politica di scontro e di opposizione dura al governo, anche se è probabile che il leader, Mariano Rajoy, adotti atteggiamenti verbalmente più moderati.
Il governo tenterà di utilizzare questi mesi per accentuare le politiche sociali e dei diritti. Soprattutto, utilizzare la prossima finanziaria per fare una politica avanzata in materia. Punterà sugli aspetti economico sociali, che vanno bene, e tenterà di recuperare quei settori che si sono astenuti questa volta. È probabile che alle politiche l’astensione sarà molto minore, non credo che il governo debba essere particolarmente preoccupato.
Il Psoe deve prendere misure, anche energiche in casi come Madrid, ma il governo affronta le generali con posizioni molto più solide sul piano municipale e autonomico. E per vincere le politiche è molto importante avere un buon potere municipale e autonomico.
Anche il governo può essere soddisfatto, perché se gli elettori avessero accettato il tentativo del Pp di convertire le elezioni in un referendum sulla politica terrorista dell’esecutivo, questa sarebbe stata sostanzialmente approvata.
Un voto vissuto dai partiti come un test delle prossime politiche ma utilizzato dai 35 milioni di elettori per esprimersi sui contesti locali nei quali è maturato.
Ne parliamo con Nicolás Sartorius, vice presidente esecutivo della Fondación Alternativas, conoscitore della politica (e dei dati elettorali). Figura storica della sinistra e del sindacalismo spagnoli, non per questo meno autorevole e illuminante. Questo testo è una versione estesa dell'intervista pubblicata su Europa.
«Si possono fare varie riflessioni. È aumentata l’astensione di circa tre punti, il che denota una stanchezza di un settore dell’elettorato, soprattutto catalogna e Andalusia. Il Pp ha vinto in voti assoluti, ne ha ottenuti 160 mila in più. Il Psoe aumenta in quanto a eletti, al numero di capoluoghi che governerà e di Comunità autonome. Il Pp perde 14 capoluoghi e ne vince due, perde la maggioranza assoluta in tre territori molto importanti, Navarra, Isole Baleari e Canarie, dove il Psoe potrebbe governare in coalizione con altre forze. Il Psoe ha tutta le città di Galizia e Catalogna, ne conquista nel País vasco e in Navarra, in zone molto “sensibili” dove il Pp arretra. Mentre a Madrid ha avuto un successo molto importante, come a Valencia, territori che già controllava. La mia opinione è che, dal punto di vista del potere territoriale, il risultato è buono per il Psoe e il Pp si consola col numero dei voti assoluti».
Il voto può essere considerato un test per le politiche?
Il PP ne ha voluto fare un test nazionale ma in realtà la gente ha votato pensando al territorio. Approfondendo il dato si osserva, si vede studiando i dati elettorali che è molto varaiato perché il voto è locale e non hanno tenuto in conto il dibattito generale.
I partiti si sono scontrati anche sulla politica antiterrorista, non solo perché si votava nel País vasco, con quali risultati?
Bisogna dire che da questo punto di vista nessuno dei due ha ottenuto quello che voleva. Il PP non ha avuto un chiaro voto di castigo per Psoe, che se non fosse stato per Madrid, è avanti ovunque.
Il voto in Navarra come riflette l’acceso dibattito nazionale sulle politiche anti terroriste.
Lo riflette nel senso che i navarresi non hanno creduto alla propaganda della destra, che se non si votava a destra la Navarra sarebbe diventata parte del País vasco e avrebbe perduto la sua identità. E hanno castigato il Pp navarrese, l’Upn, per la prima volta il Pp perde la maggioranza assoluta e la cosa più probabile è che non governerà. In Galizia, Extremadura, Catalogna il potere del Psoe è aumentato malgrado la politica antiterrorista di Zapatero fosse stata dipinta come una catastrofe per il Paese. La gente non lo ha creduto.
Come leggere l’astensione?
È stata molto differenziata, a seconda dei territori. In Navarra c’è stata una enorme partecipazione [73%, due punti in più del 2003 - NdR], l’astensione c’è stata soprattutto in Andalusia e Catalogna: i tre punti in più vengono soprattutto da lì. Può avere molte cause. C’è n’è una tecnica, che si produce sempre, ed è attorno al 30%. Nelle elezioni municipali, come in questo caso, ci possono essere motivazioni locali, può essere un prodotto della corruzione politica o di dinamiche proprie delle politiche locali. Poi può esserci un’astensione prodotta dalla crispación, ossia lo scontro sistematico fra i partiti, che porta all’astensione una parte degli elettori che non considera produttive le liti tra i partiti. Per quanto riguarda la Catalogna, credo che sia dovuto al processo statutario, nel quale l’atteggiamento dei partiti non è stato edificante, che ha stancato un settore dell’elettorato catalano che si è astenuto. E stanchezza elettorale, vengono da quattro consultazioni di seguito, e in più non c’erano autonomiche. L’astensione è stata alta dove non c’era il traino delle autonomiche e ha colpito entrambi i partiti.
Torniamo alla “valanga popolare” di Madrid...
Credo che il Partito socialista ha fatto errori importanti. Da molto tempo la federazione socialista madrilena ha continue lotte interne, nel partito ci sono battaglie che vanno avanti da molti anni. Poi, i candidati non erano dei migliori rispetto a un obiettivo come Madrid, e non si è presentato un progetto che potesse attrarre molti settori della sinistra. È un insieme di fattori: non hai un buon candidato, non hai un progetto e il partito che c’è dietro non è forte: il fallimento è assicurato.
Le elezioni politiche si tengono a marzo, come ci si arriverà, alla luce di questi risultati?
Credo che il Pp continuerà la stessa politica di scontro e di opposizione dura al governo, anche se è probabile che il leader, Mariano Rajoy, adotti atteggiamenti verbalmente più moderati.
Il governo tenterà di utilizzare questi mesi per accentuare le politiche sociali e dei diritti. Soprattutto, utilizzare la prossima finanziaria per fare una politica avanzata in materia. Punterà sugli aspetti economico sociali, che vanno bene, e tenterà di recuperare quei settori che si sono astenuti questa volta. È probabile che alle politiche l’astensione sarà molto minore, non credo che il governo debba essere particolarmente preoccupato.
Il Psoe deve prendere misure, anche energiche in casi come Madrid, ma il governo affronta le generali con posizioni molto più solide sul piano municipale e autonomico. E per vincere le politiche è molto importante avere un buon potere municipale e autonomico.
giovedì 24 maggio 2007
Video della presentazione del 22 febbraio
Il 22 febbraio il libro Zapatero. Un socialismo gentile, prefazione di Walter Veltroni, manifesto libri 2007, è stato presentato a Roma presso la Libreria Rinascita, in Via delle Botteghe Oscure (nel pieno della crisi di governo).
Il filmato (77') è disponibile grazie alla collaborazione di Arcoiris Tv
Ne hanno discusso con l'autore i giornalisti Aldo Garzia e Antonio Pelayo, corrispondente dall'Italia per l'emittente spagnola Antena Tres.
Introduce Ettore Siniscalchi. Seguono gli interventi di Garzia e Pelayo.
Un ringraziamento di cuore va a Michele Citoni per la ripresa video e il montaggio.
Questo è in Real
Questo in WMV
Per Xvid, Mpg, Mp3 (solo audio) e Podcast, andate alla pagina sul sito di Arcoiris.
[foto (da sx): Antonio Pelayo, Ettore Siniscalchi]
Il filmato (77') è disponibile grazie alla collaborazione di Arcoiris Tv
Ne hanno discusso con l'autore i giornalisti Aldo Garzia e Antonio Pelayo, corrispondente dall'Italia per l'emittente spagnola Antena Tres.
Introduce Ettore Siniscalchi. Seguono gli interventi di Garzia e Pelayo.
Un ringraziamento di cuore va a Michele Citoni per la ripresa video e il montaggio.
Questo è in Real
Questo in WMV
Per Xvid, Mpg, Mp3 (solo audio) e Podcast, andate alla pagina sul sito di Arcoiris.
[foto (da sx): Antonio Pelayo, Ettore Siniscalchi]
lunedì 21 maggio 2007
Presentazione napoletana
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